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FSTP 4: Presentato un progetto rivoluzionario di sequenziamento a tappeto dei geni di tutti i tipi di grano

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È una ricerca frutto dell’accordo tra l’Università di Bologna, il Crea e l’Università di Saskatchewan in Canada. Servirà a creare una sorta di banca dati di tutti i geni presenti in tutte le varietà coltivate di grano duro. È l’anticamera scientifica che permetterà di procedere, su dati concreti, alla normativa europea di revisione delle cosiddette New Breeding Techniques “Per innovare la filiera del grano duro e della pasta servono innovazione e tecnologia, altrimenti si rischia di vanificare gli obiettivi europei sulla riduzione della chimica in agricoltura”. Così l’europarlamentare Paolo De Castro ha inaugurato, in collegamento da Strasburgo, sede del Parlamento europeo, la IV edizione del Congresso Internazionale ‘From Seed to Pasta’ che si terrà fino al prossimo sabato, 29 ottobre, nella sede della Regione Emilia- Romagna (Sala Conferenze della Torre 3). L’evento, quest’anno, assume un’importanza ancora maggiore stante l’impatto devastante del cambio climatico su questa filiera, la difficile congiuntura globale che sta impattando fortemente su questa filiera facendone esplodere i costi e, non da ultimo, il dibattito europeo sulla riduzione dei fitofarmaci in agricoltura e fertilizzanti chimici la cui sintesi industriale, in adempimento degli obiettivi della Strategia Farm to Fork della Commissione europea. “Per potere ridurre l’uso della chimica in agricoltura – ha detto De Castro nell’aprire le giornate di lavori – abbiamo bisogno di più investimenti in scienza e innovazione. Per questo crediamo che conferenze come questa ospitata a Bologna, possano aiutarci a dare delle concrete alternative ai nostri agricoltori”. La quarta edizione di From Seed to Pasta è stata realizzata dall’Università di Bologna (prof. Roberto Tuberosa), in partnership con Wheat Initiative; CIMMYT, International Maize and wheat improvement center; ICARDA, Science for resilient livehoods in dry areas; CREA, Consiglio nazionale delle ricerche in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria; Crop Development Center – USKASK; con il supporto organizzativo di Avenue Media. “Abbiamo riunito qui a Bologna i massimi esperti mondiali della filiera del frumento- ha precisato Roberto Tuberosa, uno dei due vertici del comitato organizzativo dell’evento insieme a Karim Ammar di CIMMYT (Messico) -. È un evento, definiamolo, olistico a tutto tondo che porta l’esperienza di agronomi, genetisti, fisiologi ed altri professionisti dell’industria pastaria a fornire indicazioni su come la ricerca potrà mitigare gli effetti ormai molto marcati dei mutamenti climatici e dell’evento bellico Russia-Ukraina che ha determinato una vera e propria tempesta perfetta che si sta abbattendo sulla produzione primaria a cui la scienza può dare parziali risposte”. LE NOVITÀ – Tra i progetti più importanti emersi nel corso della prima giornata di lavori, un innovativo progetto di ricerca fa un passo avanti importante nella genomica. Lo ha presentato Luigi Cattivelli, direttore del Centro di ricerca genomica e di bioinformatica del CREA. È frutto di un accordo costituitosi fra l’Università di Bologna (promosso dal professore Roberto Tuberosa), il CREA e l’Università di Saskatchewan in Canada e si intitola ‘Verso un pangenoma del grano tetraploide’. “In parole povere – spiega Cattivelli – questa ricerca fornirà agli agricoltori a varietà più resistenti a fitopati ed avversità climatiche e allo stesso tempo creerà le fondamenta scientifiche dell’aggiornamento della normativa europea sulle New Breeding Techinques. Il pangenoma è l’insieme di tutti i geni di una certa specie di frumento duro. Noi vogliamo sequenziare tutt i geni delle pù importanti varietà di frumento duro esistenti al mondo per creare un sorta di banca dati sulla base della quale, il decisore europeo, potrà iniziare a ragionare in modo concreto su come potere intervenire nell’aggiornamento della normativa sulle New Breeding Techniques”. LO SCENARIO GLOBALE – Il grano è la principale coltura al mondo. Fornisce il 20% delle calorie ed il 20% delle proteine nella nutrizione delle popolazioni dei Paesi sviluppati e ancor più nei paesi in via di sviluppo. È la coltura più commercializzata al mondo e le rese produttive sono aumentate, dagli anni sessanta ad oggi, da 1 a 3,5 tonnellate per ettaro. “Tuttavia si registra un problema – ha spiegato Peter Langridge, Chair Scientific Board International Wheat Initiative, organizzazione che si occupa di creare un collegamento tra i decisori politici e il mondo della ricerca -. La domanda di questo alimento aumenterà del 60% da qui al 2050 mentre, per contro assistiamo ad una stagnazione delle rese. In più si consideri che il frumento è particolarmente sensibile al cambio climatico e ogni grado di aumento della temperatura causa una perdita di resa delle colture cerealicole del 7%. In questo senso bisogna lavorare nella direzione di sviluppare sicurezza alimentare e quindi prodotti di qualità resilienti ai cambi climatici e allo stesso tempo aumentare le rese”.    
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