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Il mercato della pasta secca tra vecchi e nuovi consumatori

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La pasta secca è più di un semplice alimento: è un’icona del Made in Italy e il pilastro fondamentale della dieta mediterranea. I dati sull’industria pastaria italiana, elaborati da Unione Italiana Food e Italmopa, la consacrano leader mondiale sia in termini di produzione (circa 4,0 milioni di tonnellate annue) sia per il consumo pro capite.

L’Italia detiene il primato incontrastato, con un consumo medio che si attesta stabilmente oltre i 23 kg annui per abitante, un dato che supera di gran lunga quello di qualsiasi altra nazione. Questo volume, tuttavia, è storicamente stazionario nel mercato interno, mentre la crescita complessiva del settore dipende sempre più dall’export, che assorbe circa il 60% della produzione nazionale, confermando la sua vocazione globale.

  1. Il paradosso del mercato domestico

Nonostante l’enorme prestigio e la leadership produttiva, un’analisi strategica condotta sui dati di consumo nazionale (Istat e Nielsen) rivela che il mercato interno della pasta secca si trova in una fase di avanzata maturità o addirittura di saturazione. Come evidenziato dai report Databank e dalle indagini Nielsen, il segmento tradizionale (pasta di semola) mostra da anni una domanda in volumi sostanzialmente piatta o in leggera flessione, con un fatturato che ha subito un calo (-4,5% a valore in GDO, secondo i dati NIQ al febbraio 2025) a causa di una contrazione dei prezzi medi dopo i picchi inflazionistici post conflitto Russo-Ucraino.

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