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Filiera della pasta e dei dolci: l’export brilla

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Cifra record per le vendite all’estero del nostro agroalimentare: tagliato il traguardo dei 5 miliardi di euro

La tradizione agroalimentare italiana ha portato alla formazione di realtà locali caratterizzate dalla presenza di molti prodotti tipici. Allo scopo di rappresentare tali realtà, Intesa Sanpaolo ha identificato 50 distretti agroalimentari: zone geografiche specializzate nella coltivazione e nella trasformazione di prodotti agricoli e alimentari, caratterizzate da una buona propensione all’export e distribuite lungo tutto lo Stivale.

Distretti agroalimentari italiani: i risultati

Nel terzo trimestre del 2020 i distretti agroalimentari italiani continuano il sentiero di crescita già intrapreso nella prima metà dell’anno, realizzando nel complesso oltre 5 miliardi di euro di vendite all’estero (corrispondenti ad una crescita del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2019). Si tratta ancora una volta di una cifra record per le esportazioni, che mai avevano superato i 5 miliardi nel trimestre estivo.

Il progresso registrato nel terzo trimestre si aggiunge quindi al risultato positivo del primo trimestre e alla sostanziale stabilità del secondo, portando il bilancio dei primi nove mesi dell’anno in positivo per oltre 430 milioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+3,1% tendenziale). Il maggior contributo alla crescita viene, anche nel terzo trimestre (come già nei due periodi precedenti) da parte della filiera della pasta e dei dolci, il cui successo sui mercati internazionali non accenna ad arrestarsi: +4,1% nel terzo trimestre, che sommato ai forti progressi dei mesi precedenti porta il bilancio dei primi nove mesi dell’anno a sfiorare i dieci punti percentuali (+9,9% tendenziale).

foto pasta

Particolarmente positiva l’evoluzione del distretto dell’alimentare di Parma (+26,9% nel periodo gennaio-settembre), del comparto pasta dell’alimentare napoletano (+24,2%), e della pasta di Fara (+13,8%). Seconda filiera per contributo alla crescita è quella delle conserve: +5,6 tendenziale nel trimestre (+9,4% nei primi nove mesi dell’anno). Entrambe le filiere sono caratterizzate dalla presenza di grandi aziende che hanno saputo attivare partnership importanti con la Gdo sia nazionale che estera, e che pertanto hanno beneficiato degli incrementi delle vendite per consumi casalinghi, compensando così i minori incassi derivanti dal canale Horeca.

Risultati lusinghieri anche per la filiera dei distretti agricoli: lo sprint del terzo trimestre (+8,6%) porta a registrare una crescita del 5% nei primi nove mesi dell’anno. Luci e ombre nella filiera delle carni e salumi, che nel complesso chiude il trimestre con un +1,8% tendenziale (+0,7% nel periodo gennaio settembre). Il principale distretto, i salumi del Modenese, nonostante il risultato positivo del terzo trimestre (+2,3%) resta in territorio negativo nei primi nove mesi dell’anno (-6,4%). Boom dei salumi di Reggio Emilia (+20% nel trimestre estivo) che compensa le perdite del primo semestre (+3,9% da inizio anno). Pressoché invariato il risultato dei salumi di Parma: nel periodo gennaio-settembre 2020 realizza circa lo stesso valore di vendite all’estero dei primi nove mesi del 2019.

Infine, si segnala il risultato positivo della filiera dell’olio, determinato principalmente dall’andamento del distretto dell’olio toscano (che da solo fa circa il 70% degli importi esportati della filiera) e che cresce del 9,4% nei primi nove mesi. Anche i due distretti del riso registrano crescite importanti (+10,3% il riso di Vercelli da inizio anno; +13,4% il riso di Pavia).

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