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La sostenibilità dei sistemi agroalimentari

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Sistemi agroalimentari e cibo, temi non banali perché riguardano il nostro benessere e, più in generale, la nostra stessa sopravvivenza. In questa estate di caldo, siccità e inondazioni anche i più distratti hanno percepito l’estrema fragilità dell’ambiente all’interno del quale si muove un sistema produttivo fortemente impattante. Non a caso, quindi, si parla sempre più di “sistemi alimentari sostenibili”, un concetto affascinante ma, forse, non universalmente noto. Abbiamo incontrato la ricercatrice Marta Antonelli in occasione di un webinar che affrontava proprio questi temi e le abbiamo chiesto di approfondirli per Pasta&Pastai.

Dottoressa Antonelli, ci può spiegare il concetto di sistema agroalimentare?

L’Agenzia europea dell’ambiente lo definisce come ciò che include tutti i materiali, i processi, le infrastrutture e gli operatori correlati all’agricoltura, alla vendita, al trasporto e al consumo di alimenti. Al centro c’è la dieta, la nutrizione, lo scopo per cui i sistemi alimentari lavorano, cioè il cibo. Si tratta di una rete complessa che vede attori e processi diversi – ma anche contesti culturali, economici, politici e istituzionali differenti – che devono interagire tra loro. L’obiettivo è fornire non solo una dieta sufficiente ma anche di qualità. Quando si osserva la sostenibilità dei sistemi alimentari, un aspetto fondamentale è il monitoraggio dell’utilizzo delle risorse naturali (acqua, suolo, energia) e, di conseguenza, l’impatto su di esse. Nelle varie fasi di produzione e a seconda del sistema alimentare intervengono pressioni diverse, ma – in tutti i casi – c’è un consumo di risorse e, quindi, un costo in termini di emissioni e rifiuti, di perdita della biodiversità, di scarsità idrica e/o di cambiamento dell’uso del suolo. Per dare una dimensione al fenomeno considerate che circa un terzo delle emissioni di gas serra legate all’attività umana deriva dal sistema alimentare; il 70% dell’acqua è utilizzata per irrigare e un terzo di quello che produciamo resta sul campo (perché non è conveniente raccoglierlo, ad esempio) o viene sprecato nelle nostre case, nei canali di vendita o nella ristorazione.

I sistemi alimentari hanno “scale” diverse (urbana, regionale, nazionale ecc.) che variano a seconda delle condizioni e del contesto geografico e politico. Qual è il sistema più sfidante per il prossimo futuro?

Certamente il sistema alimentare urbano. La città rappresenta l’unità geografica su cui si gioca il futuro del sistema alimentare e delle persone che abitano il Pianeta. Oggi, più della metà delle persone vive in città e nel 2050, salvo cambiamenti particolari, si arriverà al 70%. La città consuma la maggior parte del cibo che produciamo, tra il 70% e l’80% di quello prodotto a livello mondiale. È in città che più si concentrano le emissioni di gas serra legate al sistema alimentare: un dato importante quando si parla di decarbonizzazione. La città è anche un’unità geografica interessante per lo studio degli aspetti comportamentali legati al consumo di cibo e agli impatti delle nostre scelte sulla salute. La vita nei contesti urbani spesso non facilita scelte alimentari coerenti con il concetto di dieta sana e/o sostenibile. Si parla, infatti, di diabete urbano, perché il 70% delle persone colpite da diabete di tipo 2 vive in città.

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